Queste bacche ti diranno
Tutto quello che non sai
Queste prugne parleranno
No, non mentiranno mai

Gli aromi colti in natura
Fanno scomparire i guai
Di ogni male son la cura
E tu felice tornerai”

LA LEGGENDA NARRA CHE...


Si narra che, se ci si addentra abbastanza a lungo tra i boschi dei colli piacentini, sia possibile sentire ancora l'eco dell'anziana donna che, mentre raccoglieva le bacche per il suo ryto, cantava con la sua melodiosa voce questa filastrocca. La vecchia, dai lunghi capelli grigi e intrecciati, si chinava a cogliere i succosi frutti necessari per il suo liquore, li avvicinava agli occhi ormai malandati per garantirsi che fossero maturi, infine li poneva delicatamente nel suo cesto.

Conclusa la raccolta, tornava nella sua fredda capanna, dove da anni ormai era costretta a vivere lontano dal brusio del paese. I più, giù in città, sostenevano che la donna fosse capace di realizzare un così buon ryto grazie a sue oscure stregonerie. Fu così che l'invidia collettiva causò l'esilio dell'anziana.

Lei, tutto sommato, era stata felice di poter essere più vicina alle sue amate piante, poteva sentirne la presenza, monitorare i ritmi di crescita della natura, dedicarsi anima e corpo alla sua vocazione. I paesani, nonostante all'apparenza sembrassero non sopportare la vista di una persona così prodigiosa, nei momenti più nascosti della giornata, si recavano sù dalla vecchia, a chiederle, in gran segreto, qualche goccia della bevanda. L'anziana adorava prendersi bonariamente gioco dei suoi visitatori, che la schernivano in pubblico, ma l'ammiravano nell'intimità. Convinse loro, negli anni, che il suo ryto, così buono, era addirittura capace di narrarti tutto ciò che si cela nell'ignoto, tutto quello che non sai, come dice la filastrocca.

Poco prima che per lei giungesse il momento di perire, ricevette la visita di una giovane paesana. L'arrivo della ragazza non fu per nulla inaspettato, se lo sentiva nelle ossa, diceva la vecchia. Le due donne, consce entrambe del segreto che condividevano, si guardarono solo brevemente negli occhi, prima che l'anziana madre prendesse per mano la figlia e la accompagnasse a cogliere le bacche migliori. Le insegnò l'intero procedimento di creazione e, una volta terminato, si concessero di bere un sorso di ryto già pronto da consumare.

"Ora potrai portare avanti la mia tanto anelata e condannata ricetta, mia dolce bambina, tutto quel che c'è da sapere, tu lo sai.
L'ignoto?.. A noi umani non è dato conoscerlo, ma di certo è possibile esplorarlo.
Non esiste un solo modo per farlo, e di certo il mio ryto non possiede risposte a domande misteriose, né tanto meno predice il futuro, ma spesso aiuta la gente ad addentrarsi nei misteri della loro mente, per poi farli tornare alla loro dimora, più felici di prima."

 
 

R Y T O nasce da un ingegnere, un designer e un giovane studente di economia, amici di lunga data, piacentini e con la passione del “ben fatto”. Così, dopo anni di ricerca, decidono di produrre il loro Bargnolein, coltivando e raccogliendo a mano il frutto e seguendo scrupolosamente il processo di infusione. Il resto sta nell’assaggio e nel piacere.

Queste bacche ti diranno
Tutto quello che non sai
Queste prugne parleranno
No, non mentiranno mai

Gli aromi colti in natura
Fanno scomparire i guai
Di ogni male son la cura
E tu felice tornerai”

LA LEGGENDA NARRA CHE...


Si narra che, se ci si addentra abbastanza a lungo tra i boschi dei colli piacentini, sia possibile sentire ancora l'eco dell'anziana donna che, mentre raccoglieva le bacche per il suo ryto, cantava con la sua melodiosa voce questa filastrocca. La vecchia, dai lunghi capelli grigi e intrecciati, si chinava a cogliere i succosi frutti necessari per il suo liquore, li avvicinava agli occhi ormai malandati per garantirsi che fossero maturi, infine li poneva delicatamente nel suo cesto.

Conclusa la raccolta, tornava nella sua fredda capanna, dove da anni ormai era costretta a vivere lontano dal brusio del paese. I più, giù in città, sostenevano che la donna fosse capace di realizzare un così buon ryto grazie a sue oscure stregonerie. Fu così che l'invidia collettiva causò l'esilio dell'anziana.

Lei, tutto sommato, era stata felice di poter essere più vicina alle sue amate piante, poteva sentirne la presenza, monitorare i ritmi di crescita della natura, dedicarsi anima e corpo alla sua vocazione. I paesani, nonostante all'apparenza sembrassero non sopportare la vista di una persona così prodigiosa, nei momenti più nascosti della giornata, si recavano sù dalla vecchia, a chiederle, in gran segreto, qualche goccia della bevanda. L'anziana adorava prendersi bonariamente gioco dei suoi visitatori, che la schernivano in pubblico, ma l'ammiravano nell'intimità. Convinse loro, negli anni, che il suo ryto, così buono, era addirittura capace di narrarti tutto ciò che si cela nell'ignoto, tutto quello che non sai, come dice la filastrocca.

Poco prima che per lei giungesse il momento di perire, ricevette la visita di una giovane paesana. L'arrivo della ragazza non fu per nulla inaspettato, se lo sentiva nelle ossa, diceva la vecchia. Le due donne, consce entrambe del segreto che condividevano, si guardarono solo brevemente negli occhi, prima che l'anziana madre prendesse per mano la figlia e la accompagnasse a cogliere le bacche migliori. Le insegnò l'intero procedimento di creazione e, una volta terminato, si concessero di bere un sorso di ryto già pronto da consumare.

"Ora potrai portare avanti la mia tanto anelata e condannata ricetta, mia dolce bambina, tutto quel che c'è da sapere, tu lo sai.
L'ignoto?.. A noi umani non è dato conoscerlo, ma di certo è possibile esplorarlo.
Non esiste un solo modo per farlo, e di certo il mio ryto non possiede risposte a domande misteriose, né tanto meno predice il futuro, ma spesso aiuta la gente ad addentrarsi nei misteri della loro mente, per poi farli tornare alla loro dimora, più felici di prima."

Il Prunus Spinosa (prugno spinoso, susino selvatico o prugnolo) è un arbusto a foglia caduca della famiglia delle Rosaceae. Deve il suo nome alla caratteristica dei sui rami che terminano praticamente con una spina. Può essere alto fino a 3 metri, ha legno molto duro, dalla corteccia grigio scura e ricca di spine legnose, ha i ramoscelli brunastri o grigi, tormentosi.

I fiori sono molto piccoli e con un breve peduncolo (vedi imaggine 1 - 2 - 4).

Il ricettacolo bruno ospita 5 sepali lanceolati a margine intero, che a loro volta avvolgono una corolla formata da altrettanti petali di colore giallo o bianco, ovali e leggermente speronati. Gli stami sono numerosi e con lunghi filamenti.

R Y T O nasce da un ingegnere, un designer e un giovane studente di economia, amici di lunga data, piacentini e con la passione del “ben fatto”. Così, dopo anni di ricerca, decidono di produrre il loro Bargnolein, coltivando e raccogliendo a mano il frutto e seguendo scrupolosamente il processo di infusione. Il resto sta nell’assaggio e nel piacere.